Villa il Canonico

Da vedere

Escursioni

La Villa il Canonico è anche il punto ideale per partire alla scoperta dei maggiori centri artistici del centro Italia, come Roma, la Città Eterna, a sole due ore; Perugia, due ore; Siena, tre ore; Firenze, quattro ore; Venezia, cinque ore; e soprattutto della regione Marche. Qui vogliamo suggerirvi alcuni itinerari ricchi di arte e natura, come tutti i borghi arroccati sulle colline picene ricchi di monumenti o le singole abbazie, i monasteri, i santuari, le rocche e i castelli dei feudatari costruiti fuori le mura, in un fantastico scenario naturale che tutt’insieme ci fanno rivivere le suggestioni delle epoche passate.
Prima però ci vogliamo soffermare sul monumento più celebre delle Marche, famoso e conosciuto in tutto il modno, visitato da migliaia di pellegrini e fedeli ogni anno: La Pontificia Basilica santuario maggiore della Santa Casa e della Madonna di Loreto, tra i più importanti santuari mariani al mondo che racchiude al suo interno la Santa Casa di Nazaret dove visse Gesù con Maria e Giuseppe. Secondo la tradizione fu trasportata dagli Angeli la notte tra il 9 e il 10 dicembre del 1296 da Nazareth per sottrarla alla riconquista ottomana, al centro della strada che da Recanati conduceva al suo porto, su un colle coperto di Lauri da cui Loreto. In quella notte tra 9 e 10 del dicembre 1296 gli abitanti della Marca furono chiamati dagli angeli stessi ad accendere dei fuochi nelle campagne per illuminare il loro passaggio, cosa, che ancora oggi rende il territorio della regione in quella notte uno spettacolo suggestivo. Dopo una prima sistemazione di protezione alla preziosa reliquia, per poter accogliere i sempre piu numerosi pellegrini e proteggerla dalle scorrerie dei Turchi, nel 1468 furono iniziati i lavori per l’attuale basilica in stile gotico-rinascimentale a cui lavorarono tutti i più grandi artisti del tempo rendendola unica. Già nel XIII secolo i pellegrini in viaggio per Roma, poi si dirigevano al Santuario della Santa Casa di Loreto, percorrendo così quella che divenne la Via Lauretana. Una descrizione dell’antica via di pellegrinaggio mariana ci viene data da Guglielmo Molo nel suo “Viaggio spirituale per visitare la Santissima Casa di Loreto et i Santi Corpi de i gloriosi Apostoli Pietro e Paolo”, pubblicata a Pavia nel 1613. Partendo da Roma, il percorso coincide inizialmente con l’antica via Flaminia, che all’altezza di Foligno, piega verso il valico appenninico di Colfiorito per poi giungere infine a Loreto. Papa Benedetto XV, nel 1920, proclamò la Madonna di Loreto Patrona degli Aviatori.

Ripatransone, cinta dalle sue mura medievali, dal 2002 Bandiera Arancione (marchio di qualità turistico-ambientale unico italiano inserito nell’Organizzazione Mondiale del Turismo), fu eretta a sede di diocesi nel 1571 da S. Pio V, che visto il prestigio e il benessere del borgo la elevò contemporaneamente al rango di città. Essa annovera un ricco patrimonio storico-artistico, paesaggistico, come la pinacoteca, vari musei, tra cui quello dei reperti del popolo Piceno, ritrovati nelle varie necropoli e che furono esposti a Roma e Francoforte nel 2001 nella mostra dei “Piceni Popolo d’Europa” e quello civico che conserva una tela di Vittore Crivelli pittore Veneziano, che insieme al fratello Carlo, operarono nelle Marche nel XV sec. raggiungendo una fama internazionale, vari palazzi signorili, il settecentesco teatro Mercantini all’interno del trecentesco palazzo del podestà, il teatro all’aperto delle fonti dove in estate si rappresentano anche opere di musica lirica e una curiosa attrazione, il vicolo medievale più stretto d’Italia. Oltre al duomo, le varie chiese e diversi monasteri, troviamo immerso in un oasi di pace appena fuori le mura quello delle suore Passioniste, che conserva le spoglie della Serva di Dio suor Maria Addolorata Luciani e nel territorio le chiese del Carmine e della Petrella.Ma è la domenica dopo Pasqua che la città vive il suo momento di orgoglio, infatti per festeggiare l’incoronazione del simulacro della madonna di S. Giovanni protettrice della diocesi nel 1682, fu allestito nella piazza del duomo un suggestivo spettacolo pirotecnico, chiamato “Cavallo di Fuoco” che da allora si ripete ogni anno e che è stato insignito nel 2011, dal ministro al turismo, del prestigioso titolo di “Patrimonio d’Italia per le Tradizioni” , come la corsa dei ceri di Gubbio e la regata storica di Venezia. Inoltre Ripatransone gode di un panorama ineguagliabile a 360°, tanto da essere chiamata Belvedere del Piceno, che partendo dal monte Conero a nord, per il monte san Vicino, Catria e per le catene appenniniche dei Sibillini, Laga, Gran Sasso e Maiella ad Ovest, arriva sul promontorio del Gargano a sud e si richiude ad est sul mar Adriatico e le coste Dalmate in lontananza. Da ricordare il grande intagliatore di legno Apollonio Petrocchi, che realizzò e firmò nel 1471 lo stupendo coro ligneo della Basilica Inferiore di Assisi.
Scendendo verso il mare Adriatico ci possiamo rilassare sulle spiagge dorate della Riviera delle Palme, composta dai tre comuni più a sud delle Marche, Cupramarittima, Grottammare, San Benedetto del Tronto, mangiare dell’ottimo pesce negli schalet in riva al mare o nei loro antichi incasati, passeggiare sul lungomare con pista ciclabile e fare shopping.
A Cupramarittima inoltre possiamo vedere nettamente distinte e non sovrapposte le tre citta’, romana medievale e moderna, il museo dei piceni, l’antica pieve di s.Basso alla Civita di origine bizantina inglobata nell’attuale struttura romanica e la chiesa di s.Basso che conserva oltre al corpo del santo, un trittico di Vittore Crivelli e il Museo Malacologico più grande al mondo con un milione di esemplari conservati.
A Grottammare subito fuori dal vecchio incasato, dove nel periodo natalizio si allestisce un suggestivo presepe vivente, troviamo la chiesa di s. Agostino con la torre mozza dopo il sacrilego passaggio di Martin Lutero, villa Azzolino dal nome del cardinale fermano che la fece costruire per il suo soggiorno estivo nel corso del 1600 e che ospitò tra l’altro la sua amante la regina Cristina di Svezia e villa Laureati dove nel 1860 soggiornò Vittorio Emanuele II re D’Italia. La famiglia Laureati, nella figura del marchese Giulio compì il volo Torino-Londra senza scali nel tempo record di 7 ore e 22 minuti su di un aereo SIA 7B. Giunto nella capitale britannica venne ricevuto da re Giorgio V in persona che gli conferì l’Ordine Reale Vittoriano. Nel 1868 vi soggiornò il grande musicista ungherese Ferenc Liszt, presso le famiglie nobili del luogo. In una lettera alla sua amata descrisse il suo soggiono come “amabile”, vantando la straordinaria ospitalità della popolazione locale. Inoltre, su un poggio alla foce del fiume Tesino, sorge la millenaria abbazia di s. Martino, sui resti del tempio piceno della dea Cupra, restaurato dall’imperatore Adriano secondo l’iscrizione conservata al suo interno, con vicino la cisterna di epoca romana su resti piceni chiamata Bagno della Regina, dove i Piceni, a cavallo del solstizio d’estate, facevano dei riti ancestrali pagani che continuarono anche dopo l’era cristiana, allora i benedettini la trasformarono in una festa religiosa chiamandola “Sagra”. Secondo la tradizione il 1 luglio del 1175 cadeva di domenica e mentre si effettuava la “Sagra”, a seguito di una tempesta, approdarono le navi di papa Alessandro III diretto a Venezia. Vista la presenza di una moltitudine di fedeli e dell’accoglienza ricevuta, il papa concesse l’Indulgenza Plenaria in Perpetuo (la prima della storia) a tutti quelli che vi partecipavano e vi avrebbero partecipato, sempre quando il 1 luglio cadeva di domenica, rinnovata con bolla papale nel 1803 da papa Pio VII e tutt’oggi si svolge in forma solenne, mentre il nome “sagra” viene usato per chiamare tutti gli eventi enogastronomici che durante l’anno si svolgono nella zona.
A San Benedetto del Tronto troviamo il lungomare più bello d’Italia, il molo per passeggiate indimenticabili, il museo del mare ecc.

Da Ripatransone possiamo dirigergi alla scoperta del capoluogo della provincia la città di Ascoli Piceno, immortalata nell’ “Annunciazione” di Carlo Crivelli, ora esposta alla National Gallery di Londra. Chiamata anche la città di travertino, costruita alla confluenza di due fiumi ( Castellano e Tronto) e attraversata dall’antica strada consolare Salaria SS n.4, offre importanti vestigie di tutte le epoche e oltre allo stupendo teatro Venditio Basso, al duomo con il battistero, due particolarità, una la “Stele di Castignano” del VII sec a.C., ritrovata nel vicino borgo medievale, consistente in un cippo di arenaria con incisa la più antica iscrizione in lingua italica; l’altra è il prezioso “Piviale” di inestimabile valore, dono del papa ascolano Nicolo IV alla sua città. Di pregevole fattura inglese del XIII sec. Esso fu rubato agli inizi del 1900, ricomparso dopo 2 anni in un museo di Londra era diventato di proprietà’ nientemeno che del banchiere americano J.P. Morgan, il quale però, saputo poi del furto lo “ridonò” alla città di Ascoli. Gli ascolani a perenne ricordo della sua “magnanimità” collocarono il suo busto vicino al piviale. Essi sono conservati, insieme alle tele di Tiziano, Guido Reni, Tintoretto, Crivelli, Alemanno nella Pinacoteca Civica allestita nel Palazzo del Municipio in Piazza Arringo. Il cuore della città è la famosa Piazza del Popolo, da molti definita la più Bella d’Italia, set cinematografico per il film “Alfredo, Alfredo” con il grande Dustin Hofmann, su cui si affacciano tra l’altro lo storico Caff è Meletti e Palazzo dei Capitani, inoltre splendida passerella per la sfilata in costumi medievali nella rievocazione estiva della Quintana.
Risalendo lungo il fiume Castellano troviamo su una rupe di travertino il borgo Longobardo di Castel Trosino (AP), dove fu rinvenuta una loro vasta necropoli con tesori di inestimabile valore dell’alto medioevo.
Lungo l’attuale via Salaria, per andare a visitare Roma, la Citta Eterna, a sole due ore di auto, troviamo Roccafluvione, con la sua festa del tartufo nero e la chiesa di s Stefano del X sec.
Dirigendoci invece verso ovest sempre da Ripatransone, prima incontriamo il bel borgo di Cossignano, che nella sua parrocchiale conserva un frammento della “Vera Croce” e poi la città di Montalto. Eretta a sede di diocesi nel 1586 da Sisto V scorporandola da quella di Ripatransone, conserva nel museo sistino allestito nell’ex seminario posto vicino alla cattedrale, elevata nel 1965 a Basilica Minore da Pio VI, tra l’altro il cosiddetto Reliquiario di Sisto V , straordinario capolavoro assoluto di arte orafa francese in oro argento e pietre preziose con scene della passione del Cristo, elencato nel 1380 in un inventario di Carlo V re di Francia , finito poi nel tesoro vaticano, Sisto V lo dono’ alla città d’origine della sua famiglia. Incontriamo poi Montedinove con il santuario di S. Tommaso Becket dove sono custodite alcune sue reliquie, mentre in autunno vi si svolge la mostra mercato della Mela Rosa dei Sibillini.
Dirigendoci verso sud troviamo Acquaviva, dove ogni anno si rivive all’interno della sua rocca medievale il matrimonio del 1228 tra Forasteria, figlia del duca d’Acquaviva, e Rinaldo, vicario nella marca di Federico II imperatore; e il monastero di s Francesco, il primo ad essere costruito nelle Marche. Ci sono poi Monteprandone, con il santuario di s Giacomo della Marca, e Monsampolo, dove si può visitare dal 2013 il museo delle mummie nella cripta della chiesa di Maria Ss. Assunta dove sono stati ritrovati 20 corpi mummificati e straordinariamente conservati di epoca medievale.
Offida, dove l’arte delicata del merletto al tombolo (pizzo pregiato e raffinato) si tramanda di generazione in generazione da almeno cinque secoli; esso, prodotto a mano dalle “merlettaie”, solitamente davanti la porta di casa con fili di cotone molto sottili arrotolati su dei fuselli, che si possono anche acquistare. Inoltre da visitare la stupenda chiesa di S Maria della Rocca, il Palazzo Comunale, il teatro “Serpente Aureo”, l’enoteca Regionale delle Marche, immergendosi nell’atmosfera del suo carnevale storico con “Lu Bove Fint” e li “Velurd”. Castignano dove si svolge ogni anno “Templaria”, evento rievocativo dedicato all’ordine dei Templari, che qui avevano un loro punto nodale di transito e vi eressero la chiesa di Santa Maria del Borgo del XII secolo.
Dirigendoci verso nord troviamo Montefiore con la bella “infiorata” nel giorno del Corpus Domini, mentre nella chiesa parrocchiale è conservato il famoso trittico di Carlo Crivelli, che è quello che rimane del più ampio polittico smembrato nel corso del XIX secolo, composto nell’ordine superiore dal beato Giovanni Duns Scoto, Santa Chiara e San Ludovico da Tolosa, mentre in quello inferiore da Santa Caterina d’Alessandria, San Pietro Apostolo e Santa Maria Maddalena, quest’ultima considerata il capolavoro del Crivelli ed emblema universale del Peccato, con il suo celebre sguardo di profilo, sorridente e ammiccante verso lo spettatore. Fu scelta sia da Anna Rovero per la sua monografia dedicata al Crivelli, edita da Rizzoli, che dal famoso storico dell’arte francese Andr è Castel per illustrare addirittura la sua “Monografia sull’arte italiana del Rinascimento”. Da ricordare inoltre il cardinale Gentile Portino, nato a Montefiore dell’Aso nel 1240 ca. che si fece costruire la cappella dedicata a San Martino nella Basilica Inferiore di Assisi dove fu poi seppellito e raffigurato magistralmente negli affreschi di Simone Martini.
Carassai nel cui territorio sorge la rocca di Monte Varmine del X sec, scendendo invece nella val d’Aso incontriamo la chiesa di s.Angelo e proseguendo su di essa verso l’interno, il molino fortificato di Papa Sisto V del XIV sec. nel comune di Montalto, Comunanza con la chiesa di s. Maria a Terme, poi Montemonaco con la chiesa di s.Giorgio all’isola e la suggestiva frazione di Foce.

Andando fuori provincia a sud, nella vicina città di Campli, si può godere dell’indulgenza plenaria, percorrendo la suggestiva riproduzione della famosa Scala Santa di Roma, privilegio concesso nel 1772 da papa Clemente XIV; a Civitella del Tronto si può visitare l’imponente fortezza a strapiombo sul torrente Salinello; e nella città di Teramo si possono ammirare monumenti di tutte le epoche.

Ancora più a nord arriviamo a Fermo, capoluogo della nuova provincia scorporata da quella di Ascoli, sede di Arcidiocesi, tra le sue vestigie di tutte le epoche troviamo le stupende cisterne romane nel sottosuolo su una superficie di 2200 mq perfettamente conservate; nel suo museo diocesano da ammirare la stupenda Casula del martire San Tommaso Becket, straordinario capolavoro di tessitura araba del 1116 (secondo altri del 671) già esposta in tutte le maggiori città europee e donata dalla madre del Santo inglese a Presbitero, amico di studi del figlio a Bologna e poi vescovo di Fermo, mentre nella sua pinacoteca all’interno del Palazzo dei Priori la stupenda tela di Rubens “Adorazione dei pastori”, inoltre lo stupendo teatro dell’Aquila.
Nella sua provincia troviamo Montappone, rinomato centro mondiale per la produzione di cappelli, Montefortino con l’antica chiesa di s Angelo in Montespino VI sec. Amandola con il suo ponte medievale e l’abbazia dei ss Rufino e Vitale. Campofilone con l’abbazia di s. Bartolomeo. Lapedona, dove si svolge la sagra del vino cotto. La chiesa di s Marco a Ponzano di Fermo. La basilica imperiale di s. Croce al Chienti a San Elpidio a Mare, consacrata nel 887 alla presenza dell’imperatore Carlo III il Grosso. Chiesa di s.Paolino a Falerone. S. Ugo a Montegranaro S.Quirico a Lapedona. A Monterinaldo il tempio ellenistico-italico del II sec. a.c.

Andando oltre incontriamo la provincia di Macerata con la famosa Arena Sferisterio, dove d’estate si rappresentano all’aperto le maggiori opere liriche, inoltre nella chiesa di Santa Maria delle Vergini viene conservata una stupenda tela del Tintoretto, l’ “Adorazione dei Magi”. Nel suo territorio troviamo Recanati che insieme a Castelfidardo sono all’apice mondiale della costruzione delle fisarmoniche (strumento usato per la musica ad ancia libera), Montecosaro con la chiesa di s. Maria a pi è di Chienti fondata da Carlo Magno, una delle piu grandi abbazie romaniche in stile francese e una delle 5 in italia in cui i pellegrini di transito possono visitarla senza disturbare le funzioni. La rocca ad Urbisaglia. La chiesa di s.Angelo in Pontano. Di Rambona a Pollenza. Di s.Lorenzo in Doliolo a San Severino. Di s.Esuperanzio a Cingoli. Di s.Firmano a Montelupone. Di s.Giusto in loc. s.Maroto e s. Maria Assunta a Pievebovigliana. Di s.Claudio al Chienti a Corridonia. Di s.Liberato a San Ginesio. Di Piobbico a Sarnano. A Tolentino il santuario di san Nicola con lo straordinario Cappellone affrescato del 1300, la chiesa di s. Catervo, la monumentale abbazia di Chiaravalle di Fiastra con riserva naturale, il ponte del Diavolo e il castello della Rancia. A Caldarola lo stupendo castello dei Pallotta (dove soggiornarono Papa Clemente VIII, Casimiro Re di Polonia e la regina Cristina di Svezia). A Loro Piceno sagra del vino cotto. A Camerino troviamo, nella chiesa di San Filippo Neri, la meravigliosa tela di Giovan Battista Tiepolo, datata 1740, “Madonna in gloria con bambino e S. Filippo”, unica opera dell’artista ad essere conservata “al di sotto” del Po, e lo splendido palazzo ducale dei da Varano, a quei tempi reputato uno dei più sontuosi d’Italia, che nel loro ducato innalzarono diverse rocche a difesa dei loro confini come quella d’Aiello, di Varano e a Castelraimondo il notevole castello di Lanciano che “impressionò” Isabella d’Este, nota per il suo gusto in visita nella “Marca”.

Arriviamo poi ad Ancona capoluogo di regione con il suo duomo di s.Ciriaco, s.Maria della piazza, s.Maria di Portonovo, arco di Traiano ecc. Mentre nella sua provincia troviamo S.Leopardo duomo di Osimo. La chiesa di s. Urbano ad Apiro. Di s. Elena a Serra San Quirico. Di s. Maria delle Moie a Maiolati. Di s. Maria in Castagnola a Chiaravalle.
A Genca la chiesa di s.Vittore alle chiuse con il ponte romano. La Badia di s. Pietro a Sirolo. A Camerata Picena la rocca del Cassero. A San Paolo di JEsi sagra del Vino di Visciole. A Falconara la rocca Priora. A Senigallia la rocca Roveresca. Nel comune di Camerano si possono visitare le misteriose grotte scavate sin dai tempi dei piceni, nel sottosuolo del borgo, dove si ritrova una città sotterranea con ipogei, tempi, chiese, cripte, sale dei templari e dei massoni. A Fabriano il palazzo del podestà e la fontana sturinalto, l’abbazia di s.Salvatore in località val di Castro fraz. Poggio s.Romualdo sul monte san Vicino, dove San Romualdo dopo aver fondato l’ordine Camaldolese nel 1027 vi chiuse la sua parabola terrena, il suo corpo è ora conservato nella chiesa di s.Biagio e Romualdo dentro le mura della città. Ad Arcevia viene conservato, nella Collegiata di San Medardo, lo splendido polittico del grande Luca Signorelli.

Infine la provincia di Pesaro Urbino, la più a nord della regione. Urbino, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, che conserva il suo spettacolare palazzo ducale, costruito grazie a Federico da Montefeltro con l’intento di superare tutte le residenze principesche italiane e a detta di Baldassarre Castiglione, nella sua opera “Il Cortegiano”, esso era “il più bello che in tutta Italia si ritrovi”. Il duca lo arricchì di innumerevoli opere d’arte chiamando i migliori artisti del tempo ed oggi è anche sede della Galleria Nazionale delle Marche con esposte opere di Raffaello, Piero della Francesca, Paolo Uccello, ecc.
Pesaro situata sulla costa, conserva il palazzo ducale sforzesco, il duomo, rocca Costanza ecc. Nella provincia troviamo Serra s. Abbondio il Monastero di Fonte Avellana fondato da s. Romualdo sotto il monte Catria immortalati da Dante nella Divina Commedia, dove ne parla nel Paradiso con s.Pier Damiani, che ne fu abate e la elevo’ a faro della cristianità tanto che da esso uscirono 76 fra santi e beati, e che poi ospitò lo stesso Dante.
L’abbazia di s. Lorenzo in Campo nell’omonimo borgo. L’abbazia di Lamoli a Borgo Pace. Pergola che conserva l’eccezionale gruppo equestre di Bronzi Dorati a grandezza naturale unici al mondo. Fano con l’Arco di Augusto, la rocca malatestiana, il carnevale storico più antico d’Italia, ecc.
La rocca di Gradara dove Paolo e Francesca consumarono il loro tragico amore, che Dante ci racconta nei suoi più celebri versi della Divina Commedia. La rocca di Cagli. La rocca di Frontone. La rocca di Mondavio. La rocca di Sassocorvaro.

Dal punto di vista naturalistico tra, le tante bellezze presenti nella regione e delle 12 aree protette, due sono ineguagliabili. Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, che è stato inserito dal noto giornale inglese The Guardian nella top ten delle catene montuose europee come meta turistica da non perdere, unico per l’Italia. Su questi magici monti, infatti si possono ammirare luoghi di straordina bellezza come il Lago di Pilato e il Monte della Sibilla, la Gola dell’Infernaccio e del Fiastrone, le varie cascate, i piani di Castelluccio con l’incredibile fioritura estiva e paradiso del volo libero (deltaplano e parapendio) e tutte le aguzze vette mete di trekking indimenticabili, ecc…
Il Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi dove sono presenti le famose grotte carsiche più grandi d’Europa e con la grotta “Abisso Ancona” la più grande e spettacolare al mondo, insieme alle altre meraviglie sotterranee, visitabili all’interno in tre percorsi.
Comprensorio del lusso, per uno shopping sfrenato su firme marchigiane di fama mondiale come Tod’s, Hogan, Loriblu, Fornarina, Nero Giardini, Paciotti, Frau eccetera a Porto Sant’Elpidio e dintorni.
La regione Marche offre tutto questo e molto altro ancora, come le opere liriche e le stagioni di prosa che si rappresentano in tutti i teatri storici, mostre, mercati, presepi storici e viventi, sfilate di carri e carnevali storici e tutti gli eventi culinari e culturali che si allestiscono nei Borghi Marchigiani (di cui potete rimanere aggiornati tramite la nostra pagina Facebook).

Enogastronomia

Questo territorio, da millenni, sapientemente lavorato e modellato dalle mani dei nostri agricoltori, e’ in grado di offrire ai turisti una varietà di prodotti tipici di assoluta eccellenza enogastronomica.
Qui ne vogliamo citare solo alcuni partendo dai nostri ambasciatori nel mondo: il vino Verdicchio DOP, l’oliva tenera ascolana DOP, l’olio extravergine di oliva, i maccheroncini di campofilone IGP e la carne bovina di razza marchigiana IGP.
Il Verdicchio, vino bianco prodotto nel centro delle Marche, è ormai super premiato ed oggi è accompagnato da altri bianchi molto richiesti come il Falerio, il Pecorino e la Passerina, tutti prodotti con vitigni autoctoni.La Passerina è ottima per la produzione del locale “vin santo” e per un ottimo spumante.
Per i rossi i produttori sotto la tipologia Rosso Marche utilizzando liberamente i vitigni tipo Sangiovese, Montepulciano o Cabernet stanno ottenendo riconoscimenti di assoluta eccellenza insieme ai già conosciuti Rosso Piceno, Rosso Conero, Lacrima di Morro d’Alba e alla ricercata Vernaccia di Serrapetrona, inoltre il locale Vino Cotto e il Vino di Visciole.
L’Oliva autoctona da mensa “Ascolana Tenera” DOP, per il suo sapore e per le sue dimensioni fu amata da molte personalità, ricordiamo in un percorso a ritroso, Giacomo Puccini, Giuseppe Garibaldi (che ne rimase talmente colpito tanto che provo’ a coltivarle sull’isola di Caprera ma senza successo), Gioacchino Rossini, Sisto V pont. max. fino ai romani come Nerone, Catone, Marco Varrone; Petronio nel suo Satyricon ci racconta come fossero sempre presenti sui banchetti di Trimalcione, Marziale ne scriveva la superiorità e lo stesso Plinio, nella sua “Naturalis Historia” le loda come le più canose e migliori di gusto. L’oliva tenera Ascolana si può gustare sia in salamoia con aperitivi,che come contorno. La versione però famosa al mondo è quella denocciolata e ripiena di una polpettina a base di carni anche aromatizzata al tartufo dei Sibillini e a base di pesce, poi fritta e servita sempre come antipasto o contorno con un’altra particolarità locale, la crema fritta, che insieme alla cotoletta d’agnello IGP formano il piatto più tradizionale.
L’olio extravergine di oliva già al tempo dei Romani era apprezzato, tanto che Plinio riteneva che quello ricavato dalle Olive Ascolane vincesse tutti gli altri per qualità, e successivamente chiamato dai mercanti veneziani “Olio della Marca”, veniva da essi commercializzato a un prezzo superiore a tutti gli altri in quanto “boni, dulcis, clari e zalli”. Tutt’oggi, grazie alle condizioni pedoclimatiche rimane uno dei migliori in assoluto.
Tra i primi, i Maccheroncini di Campofilone IGP furono i protagonisti sulle tavole del Concilio di Trento nel 1560 dove furono definiti “Capelli D’Angelo”, “così sottili da sciogliersi in bocca”. Essi sono una varietà di pasta lunga all’uovo, la cui caratteristica risiede nella sottigliezza della sfoglia e del taglio (tutto a mano), grazie ad una ricetta che affonda le radici nel lontano 1400 e sono in grado di assorbire i più svariati sughi di condimento deliziando il palato. Altri primi tradizionali sono i “vincisgrassi” o anche gli gnocchi di patate.
Nelle carni la razza bovina Marchigiana autoctona fa parte del consorzio di tutela del Vitellone Bianco IGP dell’appennino centrale. Essa nata come razza da lavoro sulle colline Marchigiane, attualmente è allevata esclusivamente per la macellazione, dopo che è stata evidenziata l’ eccellenza delle sue carni che insieme all’enorme mole, l’alta resa, facilità di accrescimento, facilità di riproduzione, di parto, attitudine al pascolo anche in condizioni climatiche difficili, la sua mansuetudine, la sua eleganza, fa di essa la razza bovina migliore in assoluto, tanto che sta sostituendo tutte le altre razze negli allevamenti mondiali. Inoltre tutte le altre carni, con il maiale da sempre allevato e trasformato in porchetta e in tutti i vari salumi come il Ciauscolo IGP, il prosciutto di Carpegna DOP, ecc.
Tra i formaggi spiccano il Pecorino, sia tradizionale che di fossa e la Casciotta di Urbino DOP.
I legumi come Ciavarro, lenticchie, fave, ceci preparati in zuppe sfamarono per secoli i nostri avi.
Il saporito pesce dell’Adriatico, tra l’altro preparato nel rinomato “brodetto”, fritto, oppure nelle classiche grigliate.
Anche nei dolci il territorio ci offre delle specialità uniche, seguendo le festività e le lavorazioni della terra. A Natale abbiamo il Fristingo, dolce al forno con un impasto di fichi secchi, noci, mandorle, pinoli, uva passa, canditi; la “ficosa”, pane arricchito di fichi e noci che si preparava dopo il Natale. A carnevale invece troviamo i “ravioli bolliti di pane”, ricetta che si perde nella notte dei tempi e altre versioni fritti con ripieni a base di castagne, ricotta, crema; le castagnole, le frittelle, i frittellini, anche fatti alla fine delle raccolte agricole, le sfrappe, la cicerchiata ecc. A Pasqua troviamo altre due specialità, le “ciammelle strzzose” prima bollite poi ripassate al forno e la “pizza di formaggio” al forno più altri ravioli di formaggio fritti “li caciu “. Oggi alcuni di questi dolci si possono trovare tutto l’anno insieme alla tipica “funghetta di Offida” sia nella versione tradizionale che più piccola e tenera.
Nella frutta, abbiamo la Mela Rosa dei Sibillini, una varietà autoctona, di cui già i Romani ne apprezzavano le qualità, tanto che il grande poeta Orazio la poneva in quanto di sapore superiore come paragone per le altre mele. Le sue caratteristiche oltre al sapore, sono la serbevolezza per tutto l’inverno-primavera e la sua naturale resistenza alle fitopatie e agli insetti parassiti, tanto che può essere coltivata con assenza di trattamenti e per questo riconosciuta come frutto Intrinsecamente Biologico e Presidio Slow Food.
Negli alcolici la tradizione è legata all’anice coltivato da sempre e che sapientemente infuso a dato origine a liquori famosi come il Mistra’ Varnelli e l’ Anisetta Meletti, mentre secondo una antica ricetta si usa fare il Vino Cotto per accompagnare i dolci. Buon Appetito.

Una vacanza nella Villa il Canonico vi permetterà di immergervi in quest’atmosfera magica, romantica e ricca di charme per vivere una vacanza al di fuori del comune.